“Ecco, allora dimmi: qual è la capitale della Birmania?”
“Ma… come… la capitale…?”
“La capitale della Birmania, Frankie.”
“Ragazzi ma perché fate così? Come faccio a sapere la capitale della Birmania? Non la so!”
Riconosciuta? Probabilmente sì. Quella del domandone di John al povero Frank Contropelo è infatti una delle migliori scene de La leggenda di Al, John e Jack, oltre che il motivo per cui almeno una volta ci siamo tutti chiesti quale sia davvero la capitale della Birmania. E magari anche dove si trovi la Birmania. Quel tipo di interrogativi che proprio non ti fanno dormire la notte, ma a cui fortunatamente oggi possiamo dare risposta: la capitale della Birmania, ufficialmente conosciuta come Repubblica dell’Unione del Myanmar, è Naypyidaw.
Come lo sappiamo? Google.
E come sappiamo che dopodomani il tempo sarà bello e si potrà finalmente passare qualche ora al mare, in piscina o comunque all’aperto? Google.
E come sappiamo quanti premi ha vinto quella serie? Google.
E come sappiamo dove si trova l’elettrauto più vicino alla nostra posizione? Google.
E come sappiamo… okay, ci diamo un taglio.
L’abbiamo presa un po’ alla larga, è vero, ma ci sembrava un modo simpatico per rendere velocemente l’idea di quanto il motore di ricerca più utilizzato al mondo sia divenuto, soprattutto in seguito alla diffusione degli smartphone, parte integrante della nostra quotidianità. Tutti noi usiamo Google. Tutti noi passiamo più o meno tempo ad effettuare ricerche su di esso. Tutti noi sappiamo che Google ha le risposte. Praticamente apriamo la sua barra di ricerca ogni volta che necessitiamo di un’informazione o della risoluzione di un problema. Per tutte queste ragioni e per molte altre ancora, il motore di ricerca è anche una delle piattaforme migliori su cui fare pubblicità.
A proposito, non è detto, ma ci sono buone possibilità che tu stia leggendo questo articolo dopo aver cercato “che cos’è Google Ads”… su Google. Appunto.
Principi base di Google Ads: campagne e posizionamento
Ora andiamo al sodo: che cos’è Google Ads? È la piattaforma pubblicitaria di Google. Quella che ti consente di mostrare il tuo annuncio fra i primi risultati disponibili nel momento in cui viene effettuata una ricerca. Ovviamente una ricerca riguardante ciò di cui ti occupi.
Il meccanismo è molto più semplice di quanto possa sembrare. Mettiamo che tu sia l’utente in questione, perché a tutti almeno una volta – anzi, almeno mezzo milione di volte – capita di esserlo. Stai cercando un servizio o un prodotto su Google. Digiti i termini della tua ricerca (che in gergo tecnico si definisce query) e clicchi su invio. A questo punto Google di restituisce una pagina di risultati, la cosiddetta SERP (Search Engine Results Page). Partendo dall’alto, i primi risultati della pagina – e spesso anche gli ultimi – ovvero quelli etichettati con la scritta “Annuncio” non si trovano lì per meriti di posizionamento: gli inserzionisti (le aziende) stanno investendo in campagne Google per dare più visibilità ai propri contenuti.
Esatto, più visibilità. Perché su Google la visibilità è questione di posizionamento. Più sei in alto, ovvero fra i primi risultati, più aumentano le probabilità che l’utente clicchi sul tuo annuncio. Pensaci: quante volte ti è capitato di proseguire la tua ricerca oltre la prima pagina? Quante volte ti è capitato di arrivare alla seconda? O addirittura alla terza? Poche. Pochissime. Quasi zero. E non solo a te.
Su Google esistono due modi per arrivare a posizionare il proprio sito web in prima pagina: un modo “organico”, che consiste nel produrre contenuti di qualità e nell’ottimizzarli affinché l’algoritmo decida di “premiarli” (procedura conosciuta come SEO, che richiede tempo e costanza e che puoi approfondire nel nostro articolo dedicato alla consulenza SEO; e un modo più rapido, vale a dire Google Ads, con cui è possibile posizionare il proprio annuncio in prima pagina investendo in campagne pubblicitarie. Naturalmente l’annuncio resterà visibile fintanto che si continuerà a investire in campagne.
Principi base di Google Ads: aste e pertinenza
Fin qui tutto chiaro? Bene. Ora cerchiamo di capire cosa avviene dopo aver fatto partire una campagna Google Ads. Tutti gli inserzionisti con campagne attive partecipano sostanzialmente a un’asta. Sì, una vera e propria asta, ma in certo senso… particolare. Nel corso delle aste di Google Ads, infatti, a vincere non è semplicemente l’offerta più alta. O meglio, non è detto che vinca sempre chi offre di più. Fra i principi base di Google Ads, infatti, cioè fra i fattori presi in considerazione dall’algoritmo, oltre al budget e quindi all’offerta dell’inserzionista, figura anche e soprattutto la pertinenza dell’annuncio. Pertinenza relativa alla ricerca che l’utente ha effettuato.
Tieni sempre a mente questo: per Google, come anche per Facebook e in generale per ogni piattaforma digitale con fatturato da 6 o 7 zeri, ciò che conta più di ogni altra cosa è l’esperienza dell’utente. Il primo obiettivo di Google è sempre e in ogni caso rispondere ad ogni ricerca con una risultati il più possibile pertinenti. In altre parole, le persone devono trovare sempre ciò che stanno cercando, nel più breve tempo possibile.
A tale scopo, quando viene eseguita una ricerca, l’algoritmo compie in qualche millesimo di secondo un match fra pertinenza dell’annuncio, offerta dell’inserzionista e altri fattori concernenti la qualità dell’inserzione, per decidere quale risultato mostrare e in quale posizione mostrarlo. La logica è quella del pay-per-click: si paga solo quando un utente clicca sul nostro annuncio.
Per intercettare il pubblico che sta cercando il prodotto o il servizio che offri e far sì che l’algoritmo possa analizzare la pertinenza del tuo annuncio a riguardo, in fase di configurazione potrai fornire a Google la lista di parole chiave (keyword) e di sequenze di parole chiave (query) per cui vuoi che il tuo annuncio venga mostrato. Ciò equivale a dire: “Okay Google, voglio che il mio annuncio sia visualizzato da coloro che cercano questo e quest’altro”.
Pubblicità su Google: costi e preventivi
D’accordo, forse ti abbiamo convinto a fare un tentativo. Ora sai che Google potrebbe non servire soltanto per conoscere la capitale della Birmania. Detto questo, la domanda che ti sorgerà spontanea è probabilmente legata al tipo di investimento che le campagne Google richiedono. Difficilmente cercando su internet “pubblicità su Google costi” o “ pubblicità su Google prezzi” troverai risposte soddisfacenti o univoche. Anche perché l’unica risposta valida, in questi casi, è sempre e solo – tieniti forte – “dipende”.
Non tanto per ciò che riguarda le quote di configurazione e gestione della campagna, su base mensile o semestrale o annuale (che variano sì da agenzia e agenzia ma che sono incluse generalmente nella stessa gamma di prezzi), quanto invece per l’entità del budget pubblicitario vivo che si renderà necessario, ovvero quello che viene girato direttamente a Google per finanziare la campagna. È questo, infatti, che deve essere stabilito in seguito all’analisi di diversi parametri. Ad esempio, quanti competitor stanno investendo sulle stesse keyword in questo momento? Quanto è vasta l’area geografica di riferimento? Quanto costa mediamente un click relativo alle keyword che ti interessano? A quanto ammonta il margine di guadagno sulla conversione (ovvero su un prodotto o un servizio venduto)? Puoi ben capire come fornire una risposta valida per tutti non sia possibile, né serio da parte di un professionista.
Ogni attività è diversa, ogni azienda è diversa e ogni strategia è diversa. Il nostro consiglio è perciò quello di prendere in considerazione tutti gli aspetti del tuo caso, o naturalmente di rivolgerti a chi sappia farlo per te. Ci viene in mente, così su due piedi, un’agenzia marketing Roma che se la cava piuttosto bene con il web e che annovera fra le sue file dei Google Specialist di tutto rispetto (sono gli stessi che ci passano le keyword per la SEO e probabilmente stanno leggendo questo articolo, quindi meglio parlarne bene). Capito di quale agenzia stiamo parlando? Dai, quelli gialli e blu. Prima o poi ci verrà in mente il nome. Se la cosa ti interessa, gli facciamo un fischio.