Chatbot immobiliare: l’intelligenza artificiale al fianco della tua agenzia

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27 Marzo 2020

La tecnologia sorprende in molti modi, non solo facendoci meravigliare delle cose di cui è capace, ma anche smentendoci quando decidiamo di arroccarci su una posizione di chiusura e dire che no, in quel caso, in quel settore, per quella categoria merceologica, la tecnologia proprio non può aiutare.

È stato così con i chatbot nel settore immobiliare. Ma prima di spiegare perché questi software hanno sbugiardato alcuni scettici titolari di agenzia, facciamo un passo indietro concedendoci una premessa.

Cosa sono i chatbot?

I chatbot sono dei software capaci di intrattenere conversazioni in tempo reale con gli utenti che interagiscono con loro tramite Messenger. I brand di tutti i settori ne fanno ormai un uso massivo, per esempio per gestire la clientela e rispondere alle domande più comuni dei clienti, ma anche per proporre una vetrina prodotti e permettere l’acquisto.

Nel settore immobiliare hanno iniziato ad essere impiegati con successo negli Stati Uniti diversi anni fa: qui le agenzie immobiliari li usano come assistenti virtuali e potenti strumenti di conversione.

In un’agenzia il chatbot può essere immaginato come un funzionario digitale, che non ha una consistenza fisica ma è costituito esclusivamente da codice. È stato, cioè, programmato da un umano affinché potesse “chiacchierare” con i clienti o con chi cliente ancora non è, ma lo diventerà (se lo si saprà accogliere nel modo giusto).
Questa conversazione, insomma, può essere di diverso tipo.

Il chatbot può rispondere a chi chiede informazioni sugli orari di apertura dell’agenzia, sulla strada migliore per raggiungerla, può fissare un appuntamento.
Ma si può anche scegliere un altro tipo di conversazione ed utilizzarlo per far vedere agli utenti gli appartamenti in vendita, personalizzando la vetrina sulla base delle esigenze espresse dal fruitore (del tipo: “cerco un trivani, a Cesena centro, con terrazzo”). Il chatbot può essere anche lo strumento con cui acquisire notizie di vendita.

Va però sempre visto come parte di un tutto.

Il chatbot è il piatto forte sul menù, ma cos’altro hai preparato?

Il chatbot è il piatto forte in una strategia di web marketing immobiliare ma, da solo, non basta. Diverse professionalità, strumenti e competenze lo circondano e lo arricchiscono e va da sé, per esempio, che il suo utilizzo è seguito da una fase di lead management nella quale l’umanità torna ancora a farla da padrone.
Per portare traffico di utenti verso il chatbot occorre innanzitutto creare una campagna su Facebook.

La campagna Facebook

La pubblicità su Facebook è necessaria per far sapere alle persone che possono scrivere in chat e ricevere informazioni o guardare gli annunci. Le campagne pubblicitarie sono composte da un testo e da una grafica di accompagnamento. Entrambi devono essere il più possibile professionali: il testo deve essere scritto in modo da coinvolgere l’utente, sedurlo, catturare la sua attenzione definitivamente e rendere irresistibile la chiamata all’azione, come “Clicca qui sotto per conoscerci meglio”. L’immagine deve essere curata in tutti gli aspetti grafici perché sia ugualmente accattivante.

È importante ricordarsi che ci troviamo nell’era dell’informazione e, anche, della disattenzione: le persone che navigano su Facebook ogni giorno, infatti, sono bersagliate da messaggi pubblicitari di ogni tipo ed è veramente difficile emergere. Ecco perché ogni dettaglio della campagna deve essere curato.

Grazie al Power editor di Facebook, cioè lo strumento messo a disposizione dalla piattaforma per gli annunci sponsorizzati, si potranno scegliere i segmenti di pubblico ai quali mostrare il messaggio pubblicitario: è molto importante individuare oculatamente il destinatario dell’offerta commerciale, per evitare di sprecare il budget investito mostrando il messaggio a persone che non sono interessate e non interagiranno in alcun modo.

E adesso?

Una volta che il chatbot è stato scritto e correttamente configurato, una volta che la campagna è partita e le persone hanno iniziato a interessarsi e lasciarsi coinvolgere, la palla passa alle persone fisiche, cioè ai funzionari d’agenzia che devono ben gestire i contatti ottenuti grazie al chatbot.

Non rispondere alle persone che stanno interagendo o farlo con sciatteria vanifica completamente lo sforzo tecnologico dell’agenzia e, di conseguenza, l’investimento.

I chatbot vogliono farci perdere il lavoro?

Torniamo alla diffidenza verso lo strumento, cui accennavamo all’inizio di questo post.

Il lavoro dell’agente immobiliare è fatto di relazioni e persino di emozioni, di una genuina componente umana che non può essere estirpata a favore della tecnologia. Con questo genere di considerazioni alcuni titolari d’agenzia in tutto il mondo hanno trovato un puntello alla loro pigrizia digitale e rinunciato ad una grande occasione di crescita professionale.

Quello che è successo a questo proposito, in realtà, è un fraintendimento, un equivoco banalotto.

È vero che il chatbot è più conveniente di un dipendente umano perché non va formato, non è stipendiato e lavora potenzialmente 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, compresi i festivi.
Ma il chatbot non è un terrificante robot che, come in certi film horror, vuole sostituirsi alle persone causando la perdita di svariati posti di lavoro.

Questi software rappresentano invece una risorsa proprio perché permettono di delegare ed automatizzare processi ripetitivi e lasciare al personale umano la responsabilità di occuparsi di cose più importanti.

E così, mentre il software lavora per procurare nuovi contatti all’agenzia i dipendenti guadagnano tempo prezioso, che può essere destinato alla formazione oppure alla gestione del contatto stesso la quale, inutile dirlo, è già di per sé un’arte perfetta.

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